Possiamo ritenere l’attenzione la “leader” del cervello, ovunque va lei, lui la segue.
In un certo senso, è il capo del nostro cervello.
Già, quindi se mentre: studiamo, leggiamo, lavoriamo… l’attenzione “cade” su altro, il cervello subito le va dietro e…ci distraiamo, e spesso rifocalizzarci su quello che stavamo facendo (o tentando di fare) è difficile, molto difficile.
- Allora la domanda esistenziale è: C’è qualcosa che possiamo fare?
- E la risposta è: SI.
Per “domare” la nostra “mente vagabonda” e stressata, che alle volte corre verso destra, mentre noi puntiamo diritti a sinistra (e viceversa), dobbiamo renderla una “mente consapevole”.
La consapevolezza, infatti, ha a che fare con l’essere attenti all’essere presenti nel momento, consapevolmente appunto.
Ma la consapevolezza non è solo un concetto, è una vera e propria pratica, e come tale la possiamo esercitare per avere benefici.
E come facciamo?
La scienziata Amishi Jha, professoressa associata di psicologia all’Università di Miami, ha condotto numerose ricerche sull’attenzione, la memoria, il lavoro e la consapevolezza, studiando le basi neurali del funzionamento esecutivo e dell’allenamento mentale, usando allo scopo varie tecniche di neuroscienza cognitiva.
La dottoressa Jha nel corso delle sue ricerche, ha dimostrato come l’attenzione vada allenata con dei veri e propri esercizi, proprio come faremmo con il nostro fisico!
Ed io sono molto d’accordo… d’altronde è scienza! Ecco allora gli “esercizi” che io personalmente nel tempo ho sviluppato per affrontare i miei momenti di distrazione.
Smetto di fare finta
Quando capisco che “proprio non mi va”, che il mio cervello proprio non ne vuole sapere in quel dato momento di prestare attenzione a quella determinata cosa…interrompo. Smetto cioè di fare anche quelle piccole cose che mi “illudono” di stare lavorando ma in realtà mi fanno solo perdere tempo, creandomi persino frustrazione. E quando lo faccio, semplicemente “accetto” che non mi va, che devo staccare per qualche minuto.
E, bada bene, quando lo faccio decido di staccarmi anche dai pensieri ingombranti come: “se adesso non faccio questa cosa, non finirò mai più”, “chissà cosa succede se mi prendo un attimo di pausa”, “non riuscirò mai a riconcentrarmi oggi”… detto in parole povere… smetto anche di “imparanoiarmi”!
Invece, prendo un quaderno, un’agenda, un foglio e scrivo quello che sento:
- perché non riesco a fare quella determinata cosa e mi distraggo continuamente?
- Sono triste, annoiata, arrabbiata, scarica?
Mi faccio cioè delle domande con le quali cerco di sentire e riconoscere l’emozione del momento, mi “educo” a sentire l’emozione! E poi faccio un passaggio ulteriore…
Dove sento quell’emozione? In quale parte del corpo?
Faccio qualcosa
Si, il secondo step della mia “routine” per ritrovare la concentrazione, prevede che io faccia qualcosa di puramente “materiale”, come:
- Dare l’acqua alle piante,
- Disegnare,
- Farmi una tazza di tè,
- Mangiare un frutto…
O di “fisico”:
- qualche squats,
- …o magari le scale del palazzo!
Insomma, qualcosa di materiale o fisico che rimetta in moto l’energia!
Dedico un momento a me stessa
Dedico qualche minuto ad un’attività che mi sblocchi “dall’apatia”.
- Mi lavo il viso, mi faccio una doccia calda, metto una crema profumata…
E cerco di recuperare l’ispirazione… come?
- Cercando video interessanti su youtube,
- ascoltando una puntata interessante di un podcast,
- guardando una bella pagina di pinterest,
- … ascoltando buona musica!
Torno al lavoro
Ecco l’ultimo step…
Dopo aver interrotto il lavoro, scritto le mie sensazioni ed emozioni, mangiato un buon frutto o bevuto un tè, fatto un piano di scale e ascoltato della buona musica…mi rimetto al lavoro, chiedendomi: “cosa posso fare ora?”, o meglio: “quale è la miglior cosa che posso fare ORA?”.
Si, penso ad una cosa sola, che posso fare adesso!
È importante pensare “al piccolo”, ad una cosa singola e non alle Xmila cose che potremmo o dovremmo fare da ora in poi, altrimenti rischiamo di ricadere nel loop iniziale, e di bloccarci di nuovo!
E se ora ti stai chiedendo: “Beh, ma quanto dura tutta questa pratica?”, la risposta è presto detta:
- 5 minuti più o meno per scrivere sul quaderno le emozioni,
- 10 minuti per l’”attività fisico-materiale”,
- 10-15 minuti per dedicarmi alla ricerca di un “momento interessante” (ma se proprio non hai tempo, puoi saltare questa fase!).
Questi sono i passaggi che utilizzo io per ritrovare “l’ispirazione” quando la mia attenzione inizia a girare vorticosamente nel verso che vuole lei.
Con me funzionano… provali anche tu!
L’ispirazione è sempre un visitatore sorprendente.
(John O’Donohue)
Se ti interessa approfondire il tema: