Numerose ricerche hanno dimostrato che il nostro cervello è più incline a vedere il bicchiere mezzo vuoto, piuttosto che mezzo pieno.
Ovvero che facciamo più fatica a passare dalla delusione per qualcosa alla gioia e alla soddisfazione, piuttosto che il contrario.
Immaginiamo di camminare su di una linea (che rappresenta la nostra vita, le nostre giornate), e che ad un certo punto succeda un qualcosa (magari sul lavoro) che ci rende felici, gioiosi. Allora possiamo immaginare che in concomitanza al momento di felicità, quella linea dritta si innalzi a formare un picco di gioia, e poi riscenda, e torni “piatta”.
Immaginiamo allora la situazione opposta, l’imprevisto. In questo caso la linea subirà una flessione verso il basso “in negativo”, e poi? Poi probabilmente continuerà ad andare dritta, ma rimanendo bassa… ci metterà un po’ a tornare “normale”. Questo perché la sensazione di delusione, dolore e di tristezza per qualcosa, rimane più fissa nel nostro cervello rispetto alla sensazione di gratificazione e gioia.
Sulla questione, la Dott.ssa Alison Ledgerwood ha condotto un esperimento (in realtà più di uno ma tutti abbastanza simili). I partecipanti all’esperimento sono stati divisi in due gruppi ed è stato descritto loro un nuovo intervento chirurgico, lo stesso identico intervento per tutti, ma descritto in due modi differenti.
Ad un gruppo è stato detto che la nuova pratica avrebbe avuto una percentuale di risultato positivo pari al 70%, all’altro gruppo invece, che la percentuale di insuccesso dell’intervento era pari al 30%. Quindi la procedura descritta era esattamente la stessa, ciò che cambiava era il focus su cui era richiamata l’attenzione dei partecipanti, sul bicchiere mezzo pieno da una parte, mezzo vuoto dall’altro.
Il risultato è facile da immaginare…il primo gruppo ha accolto con molto favore la nuova pratica chirurgica, il secondo no.
Allora la Dott.ssa ha aggiunto allora una informazione. Ha detto ai componenti del primo gruppo che c’era anche il 30% delle possibilità che l’intervento andasse male, mentre ha informato il secondo gruppo che c’era la probabilità del 70% che l’intervento andasse bene.
E cosa è successo?
- Che i partecipanti del primo gruppo hanno cambiato idea… non gli piaceva più così tanto questo intervento!
- Mentre il secondo gruppo? Loro non hanno cambiato idea, erano fermi all’informazione iniziale del 30% di insuccesso. E quindi… a loro continuava a non piacere!
È quindi più difficile per noi convertirci da una mentalità “negativa” ad una positiva”, piuttosto che il contrario. Sempre con un esperimento la Dott.ssa Ledgerwood ha infatti dimostrato che per passare da un pensiero di vincita ad uno di perdita, impieghiamo circa 7 secondi, contro i quasi 11 secondi impiegati per passare da un pensiero di perdita ad uno di vincita.
Questo perché il nostro cervello in realtà è programmato proprio per ricordare le esperienze “dolorose”, è un fatto evolutivo! All’alba dei tempi era necessario imparare e registrare che il fuoco scotta, fa male… per non ribruciarsi la volta dopo! Che un determinato frutto è velenoso, per non mangiarne più! Ma non per questo possiamo sottovalutare la capacità del cervello di riconoscere invece le cose che gli piacciono, e anzi, dobbiamo allenare il circuito del piacere!
E quindi?
Dobbiamo lavorare per imparare a guardare il lato positivo, il bicchiere mezzo pieno. Questo richiede lavoro, richiede impegno, richiede uno sforzo, ma possiamo allenarci a farlo.
Come?
Numerose ricerche dimostrano ad esempio che è possibile allenare il nostro cervello alla gratitudine, ed è una cosa che ho fatto e faccio anche io, così:
- Prendiamoci un momento ogni giorno (al mattino, la sera, il pomeriggio…) scriviamo su un quadernino almeno 3 cose di cui siamo grati. Da una cena carina in famiglia o con gli amici, una cosa bella sul lavoro. O magari potremmo essere grati a noi stessi per essere come siamo! Sensibili, empatici, divertenti…emotivi.
Io provo a scrivere una gratitudine “mia”, una gratitudine su una cosa che mi è arrivata da qualcuno, una gratitudine, se possibile, più generale.
Ed ogni giorno mi accorgo che ho qualcosa di cui essere grata.
Scriviamo il nostro diario “Pain&Gain”.
- Dividiamo in due colonne la pagina di un diario (o un quaderno, o un foglio), una sarà la colonna “Pain”, quindi dei pensieri e delle esperienze “negative”, e l’altra la colonna “Gain”, ovvero delle gioie, dei pensieri belli. Durante il giorno, annotiamo nell’una o nell’altra colonna le cose che ci accadono o i pensieri che ci vengono in mente. E se a fine giornata ci accorgiamo che la colonna “Pain” è decisamente più piena dell’altra, allora è il momento di aggiungere nell’altra colonna, di ripassare la giornata e cercare piccoli momenti da mettere nella colonna della gioia, della gratitudine. Ed è importante scandagliare anche i più piccoli momenti, per accorgerci ché è una piacevole esperienza essere riusciti a pranzare con calma, aver avuto una buona conversazione con un’amica o un familiare, o semplicemente aver trovato meno traffico.
È nelle piccole cose che è nascosta la magia!
“Sii consapevole. Sii grato. Sii positivo. Sii vero. Sii gentile.”
(Roy T. Bennett)
Per approfondire il tema guarda i miei video su Youtube e la TEDx: