Nessun altro organo, forse nessun altro oggetto nella vita dell’uomo, è tanto permeato di metafore e significato quanto il cuore. Nel corso della storia, il cuore è stato simbolo della nostra vita emotiva.
È stato considerato da molti come sede dell’anima, depositario delle nostre emozioni. La parola “emozione” deriva, in parte, dal verbo francese “émouvoir”, che significa “agitare”. E forse è logico che le emozioni siano legate a un organo caratterizzato dal suo movimento agitato.
- Il simbolismo del cuore emotivo dura ancora oggi. Se ci chiedessimo quale immagine associamo all’amore, probabilmente il cuore di Valentino sarebbe in cima alla lista.
La forma del cuore, chiamata cardioide, è comune in natura. Si trova nelle foglie, nei fiori e nei semi di molte piante, compreso il silfio, usato per il controllo delle nascite nel Medioevo ed è forse è il motivo per cui il cuore è associato al sesso e all’amore romantico.
Ma qual è il collegamento tra cuore, amore ed emozioni? È reale o solo metaforico?
Ebbene si, le emozioni possono avere e hanno un effetto fisico diretto sul nostro cuore.
E anche se oggi sappiamo che il cuore non è di per sè la fonte dell’amore o di altre emozioni, la scienza è però arrivata a capire che i collegamenti tra cuore e emozioni sono molto stretti. E’ come se in un certo senso una testimonianza della nostra vita emotiva sia scritta nei nostri cuori.
Ma partiamo dall’inizio, quando inizia il nostro rapporto con l’amore?
Subito. Appena iniziamo a formarci, quando ancora non sappiamo neanche cosa siamo, sentiamo che c’è una forza fortissima, un amore, che ci lega alla nostra mamma.
Respiriamo tramite lei, mangiamo tramite lei, sentiamo suoni tramite lei.
E poi nasciamo e… wow… c’è anche papà! E possiamo guardarli, vederli ridere e sorridere (pensate che un neonato riconosce già 70 tipi di sorrisi diversi!) mentre ci accudiscono, possiamo toccarli mentre ci stringono, e annusarli per benino.
- Insomma, già quando siamo piccoli, l’amore è una faccenda abbastanza “complessa”.
E all’insegna di quell’amore iniziamo a crescere ed a confrontare il nostro cuore ed il nostro amore con gli altri.
Il primo “banco di prova” quindi, sono sempre i genitori, è a loro che dedichiamo il nostro amore per i primi anni di vita, ed è da loro che ci arrivano le prime delusioni amorose.
Eh si, perché può capitare che ci sentiamo “traditi” o “respinti” nei nostri atti di amore, magari perché sono troppo indaffarati per giocare con noi, o perché troppo stanchi per prenderci in braccio, troppo appesantiti per dedicarci un sorriso.
- E ad ogni abbraccio mancato, gioco negato, sorriso non corrisposto, il nostro cuore si chiude un pochino e un pochino di tristezza si fa strada in noi.
Ecco allora che cresciamo, e crescendo il nostro cuore si è un pochino chiuso, ritirato, corazzato… memore di tanti piccoli momenti di tristezza (molto interessante sul tema il libro: “Amore, sesso e cuore” di A. Lowen).
Questo cuore si protegge perché “mai più vuole soffrire” e anche se si corazza e si arma di tutta la forza del mondo… rimane un cuore “acciaccato”.
E il corpo?
Anche il corpo si chiude un po’, le spalle si chiudono un pochino, la testa si abbassa un po’.. come a volerci accoccolare e fare piccoli piccoli… per proteggerci.
Allora è importante “da grandi” permettersi di avere un cuore “che sente”, un cuore aperto alle relazioni, un cuore disposto a prendere per mano il bambino ferito che è in noi ed accudirlo finalmente.
Un cuore che “batta regolarmente” (o magari un po’ più “forte” quando ci troviamo vicino alla persona amata”).
E come si fa?
Questo cuore va nutrito, aperto, scaldato!
Ecco quindi:
- un esercizio molto semplice preso in prestito dalla bioenergetica per esercitarci ad aprire un po’ il petto.
Sdraiamoci, prendiamo un cuscino rotondo (o arrotoliamo una coperta) e mettiamolo dietro la schiena, all’altezza delle scapole, mi raccomando, non mettiamo niente sotto la testa “per stare più comodi”, perché ci serve che il petto sia più in alto della testa, ed iniziamo a respirare, come ci viene, ma facendo attenzione alle sensazioni che proviamo sul petto.
Stiamo in posizione per qualche minuto (3-4) e ripetiamolo per un po’ di giorni… e “al bisogno!”.
“Aprire” il petto, riaprire le spalle, sono un ottimo aiuto anche per “riaprire il cuore”!
- Un esercizio in cui io credo molto e che spesso propongo, quello della scrittura delle credenze positive, dei mantra da ripeterci a voce alta ogni volta ci sentiamo un po’ “scarichi”.
Ad esempio:
“Io posso di nuovo aprire il mio cuore”
“Io voglio riaprire il mio cuore”
“Io mi do la possibilità di aprire il mio cuore”
Aprirsi al mondo, donarsi al mondo, esprimere noi stessi genuinamente, per come siamo, è normale che possa farci paura… è un atto di coraggio. Così come lo è rimarginare ferite antiche.
Ma imparare ad amarci, a volerci bene e ad accudirci è il primo e fondamentale passo per prendere per mano quel bambino che qualche volta è stato ferito e portarlo nel mondo, a godersi tutta la bellezza che ha intorno!
Se ti interessa approfondire il tema:
- Guarda il mio video su Youtube: “Come aprire il proprio cuore?”
- Guarda la TEDx Talk: “How your emotions change the shape of your heart?” di Sandeep Jauhar.